Famiglia: prima cattedra di teologia
La nascita della fede nei nostri bambini e ragazzi trova la sua vera sorgente nella famiglia. È vivendo con papà e mamma che si realizza la prima e la più efficace delle catechesi. Ma oggi non è sempre così.
La prima iniziazione alla fede
□ Nell’ultimo numero della rivista Evangelizzare Armando Matteo, che insegna Teologia fondamentale alla Pontificia Università Urbaniana, ha scritto che è scomparso quello che possiamo considerare il «catecumenato familiare», cioè «quella silenziosa ma efficace opera di testimonianza della famiglia» che nella nostra attività catechistica e pastorale normalmente presupponiamo. È così che di fatto viene meno «la prima iniziazione alla fede», che per consuetudine avveniva in casa, in dialogo con papà e mamma.
Una presenza-assenza
□ Armando Matteo sviluppa ampiamente questi argomenti nel suo volume L’adulto che ci manca (Cittadella 2014). Scrive tra l’altro che i nostri ragazzi e giovani, che vediamo lontani dalla fede, sono in realtà figli di adulti sempre più indifferenti alla fede cristiana, figli di genitori che non si curano di viverla personalmente, né di trasmetterla ai figli.
□ Genitori che continuano a chiedere i sacramenti della fede, ma senza fede nei sacramenti; che portano i figli in chiesa, ma non aiutano i figli a conoscerla; che magari «chiedono ai loro piccoli di pregare e di andare a Messa, ma di loro neppure l’ombra in chiesa». E in casa nessun gesto di preghiera, né accoglienza del Vangelo di Gesù.
Tra fede e vita
□ Si tratta di genitori che di fatto costruiscono in famiglia una separazione evidente tra le scelte di vita e quelle del credere: «una divergenza che, pur non negando direttamente Dio, avalla l’idea che la frequentazione della vita in parrocchia e all’oratorio e pure l’ora di religione sia un semplice passo obbligato per l’ingresso nella società degli adulti».
□ La più drammatica delle conseguenze, per dirla nel modo più semplice, è che «se Dio non è importante per mio padre e per mia madre, non lo può essere per me. Se mio padre e mia madre non pregano, la fede non c’entra con la vita. Se non c’è posto per Dio negli occhi di mio padre e di mia madre, non esiste proprio il problema del posto di Dio nella mia esistenza».
La fede, una faccenda per bambini
□ Ma «Se è vero che gli occhi dei genitori sono la prima mappa del mondo», dice Matteo, «è altrettanto vero che gli stessi occhi sono pure la prima cattedra di teologia». E facendo riferimento alla catechesi, Armando Matteo conclude amaramente dichiarandone l’inefficacia, se questa non trova riscontro nella pratica degli adulti, perché questa catechesi finisce per tramettere l’idea che «l’esperienza della fede è una cosa “da bambini” e finché si è bambini».
□ Sono considerazioni che ci convincono sempre di più dell’importanza esigente di continuare a organizzare la catechesi coinvolgendo i genitori in incontri specifici per loro. È questo il «tema del mese» di questo numero (Genitori, si parte!, alle pp. 22-29), destinato a immaginare e organizzare gli incontri con i genitori dei nostri ragazzi.
Umberto De Vanna