Siamo tutti missionari
Cari catechisti, nel numero di aprile di quest’anno abbiamo già pubblicato qualche passaggio dell’Esortazione apostolica «Evangelii gaudium». Qui vogliamo ancora farci sorprendere dalle parole di papa Francesco. A poche settimane dall’inizio dell’anno catechistico possono dare energie nuove e nuove motivazioni al nostro servizio.
La mia missione di catechista
«La missione al cuore del popolo», dice papa Francesco, «non è una parte della mia vita o un ornamento che mi posso togliere, non è un’appendice o un momento tra i tanti dell’esistenza. È qualcosa che non posso sradicare dal mio essere se non voglio distruggermi. Io sono una missione su questa terra, e per questo mi trovo in questo mondo».
«Bisogna riconoscere se stessi come marcati a fuoco da tale missione di illuminare, benedire, vivificare, sollevare, guarire, liberare. Lì si rivela l’infermiera nell’animo, il maestro nell’animo, il politico nell’animo, quelli che hanno deciso nel profondo di essere con gli altri e per gli altri» (n. 273).
Tutti meritano il nostro affetto e la nostra dedizione
«Per condividere la vita con la gente e donarci generosamente», continua papa Francesco, «abbiamo bisogno di riconoscere anche che ogni persona è degna della nostra dedizione. Non per il suo aspetto fisico, per le sue capacità, per il suo linguaggio, per la sua mentalità o per le soddisfazioni che ci può offrire, ma perché è opera di Dio, sua creatura. Egli l’ha creata a sua immagine, e riflette qualcosa della sua gloria.
Ogni essere umano è oggetto dell’infinita tenerezza del Signore, ed Egli stesso abita nella sua vita. Gesù Cristo ha donato il suo sangue prezioso sulla croce per quella persona. Al di là di qualsiasi apparenza, ciascuno è immensamente sacro e merita il nostro affetto e la nostra dedizione».
«Perciò, se riesco ad aiutare una sola persona a vivere meglio, questo è già sufficiente a giustificare il dono della mia vita. È bello essere popolo fedele di Dio. E acquistiamo pienezza quando rompiamo le pareti e il nostro cuore si riempie di volti e di nomi!» (n. 274).
L’azione misteriosa del Risorto e del suo Spirito
«Alcune persone non si dedicano alla missione perché credono che nulla può cambiare e dunque per loro è inutile sforzarsi. Pensano così: “Perché mi dovrei privare delle mie comodità e piaceri se non vedo nessun risultato importante?”. Con questa mentalità diventa impossibile essere missionari. Questo atteggiamento è precisamente una scusa maligna per rimanere chiusi nella comodità, nella pigrizia, nella tristezza insoddisfatta, nel vuoto egoista».
«Si tratta di un atteggiamento autodistruttivo», conclude papa Francesco, «perché l’uomo non può vivere senza speranza: la sua vita, condannata all’insignificanza, diventerebbe insopportabile. Se pensiamo che le cose non cambieranno, ricordiamo che Gesù Cristo ha trionfato sul peccato e sulla morte… ».
«Il Vangelo ci racconta che quando i primi discepoli partirono per predicare, “il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola” (Mc 16,20). Questo accade anche oggi. Siamo invitati a scoprirlo, a viverlo. Cristo risorto e glorioso è la sorgente profonda della nostra speranza, e non ci mancherà il suo aiuto per compiere la missione che Egli ci affida» (n. 275).