Focus
Michele Roselli
L’iniziazione cristiana e le sue sfide oggi
Un cammino creativo
Riprende la seconda parte della riflessione sulle sfide che si pongono alla Iniziazione Cristiana oggi. Sfide che non vanno viste in maniera negativa, ma che ci chiamano ad aprire nuove prospettive e nuovi modi di agire in uno sforzo costante di fedeltà
Sfida ecclesiale, non solo catechistica
Essere credenti è un modo di vivere, non solo un modo di pensare. Il fatto cristiano ha a che fare con le parole (la Scrittura, il kerygma, la teologia, la predicazione e la catechesi…), con i segni (la liturgia, i sacramenti, la preghiera) e con le relazioni (la vita fraterna, la carità, i legami con gli altri…)1.
Perciò generare all’identità cristiana è un’operazione complessa, che non comporta solo apprendere alcune nozioni e un certo modo di parlare, ma anche di pregare, di stare insieme. Iniziare tocca gli affetti e i sensi, il corpo e l’intelligenza, i legami e le emozioni.
Per questo l’Iniziazione cristiana (IC) non può essere una sfida solo catechistica, ma richiede di ritrovare la coralità di azione ecclesiale. La catechesi non è in grado di fare ciò che da sola non ha mai fatto, e cioè generare alla vita cristiana. Non basta un’ora alla settimana di insegnamento religioso, ma ci vuole, come dice Giuliano Zanchi, “un insieme di situazioni e di relazioni legate ad una comunità adulta capace di guidare all’ingresso progressivo nel vivo della vita cristiana”2.
Si tratta dunque di uscire della delega della IC alla catechesi e della riduzione della catechesi a catechismo, cioè alla dimensione cognitiva della fede.
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