Fede: lotta, ricerca e preghiera

L’episodio della lotta di Giacobbe con l’angelo sulla riva destra del fiume Iabbok è un momento solenne e carico di significati nell’esperienza della fede, e una strada anche per noi, comunicatori di un incontro che cambia la vita.

Una notte di silenzio e lotta

Perché mai Giacobbe si sarà fermato sulla riva destra dello Iabbok, dopo aver traghettato tutto e tutti sull’altra sponda? Cercava la solitudine e il silenzio ed era in preghiera. Era “una lotta dura”, perché il sonno lo assaliva e a volte pareva vincerlo, ma soprattutto erano i mostri dello scoraggiamento, della sfiducia, della paura che si avventavano su di lui e lo lasciavano pieno di ferite. In quel momento solenne e sacro Giacobbe riceve un nome nuovo, che lo raggiunge nel centro del proprio essere, un orientamento nuovo alla propria vita…

Diventa “Israele”, cioè “è forte con Dio”. Il libro della Sapienza dice: «Gli assegnò la vittoria in una lotta dura, perché sapesse che la pietà è più potente di tutto» (10,12).

Sui passi della fede

Nel nostro cammino di catechisti possono esserci momenti come questi, quando il buio della notte e la lotta incessante sembrano sopraffarci. Non sarebbe vera la preghiera e inconcludente la ricerca se non diventasse lotta dura, che lascia il segno nella carne, che ci cambia il nome. Anche noi dobbiamo avere il coraggio di restare sulla riva destra dello Iabbok, nel silenzio misterioso della preghiera che si fa invocazione e riconosce che le parole che illuminano, il coraggio dell’annuncio che risveglia gli animi, la forza che smuove le volontà, la ricerca che porta risposte, provengono unicamente da Dio. E non dalle nostre astuzie, dalle nostre programmazioni e dai nostri progetti.

Una slogatura e una benedizione

Non saremo vincitori impavidi, ma combattenti feriti in quell’ospedale da campo che è la Chiesa, e condivideremo la benedizione di Dio che ha segnato i nostri giorni.
Buon anno di lotta, ricerca e preghiera.

Vivere il tempo dell’attesa

Tre figure riempiono il tempo dell’attesa: Isaia, Giovanni Battista e Maria. Speranza, testimonianza e disponibilità ci guidano a vivere l’attesa del Natale.

Isaia, il profeta della speranza

Per una tradizione antichissima ed universale le pagine più significative del libro di Isaia sono proclamate durante l’Avvento, perché in lui, più che negli altri profeti, si trova un’eco della grande speranza che ha confortato il popolo eletto durante i secoli duri e decisivi della sua storia con Dio.

Gli annunci di Isaia rincuorano il popolo oppresso da molti nemici e nella schiavitù di Babilonia rinfrancano dallo sconforto.Le sue parole costituiscono un annuncio di speranza perenne per gli uomini di tutti i tempi.

E sono speranza per noi, annunciatori gioiosi ed appassionati della salvezza che solo Dio può donare, impegnati a vivere in un mondo che non si accorge dei luminosi segnali della presenza di Dio che era, che è e che viene.

Giovanni, battezzatore e testimone

La seconda figura è quella, statuaria e potente, dell’ultimo profeta dell’Antico Testamento, il battezzatore che urla nel deserto. Egli è scelto da Gesù per essere quel testimone scomodo che mette in crisi le sicurezze di ognuno, ma che indica anche strade concrete di vita nuova e di sincerità.

Più che le sue parole che pure sono forti e chiare, il suo stile di vita e la sua morte ingiusta sono una testimonianza concreta della centralità di Gesù e la certezza che nulla può mettere a tacere il grido della giustizia e l’invito a cambiare, a convertirsi e a vivere una vita nuova.

Per noi, testimoni con la parola e, soprattutto, con la vita, Giovanni resta la fiaccola che arde e risplende e chiede di non restare nascosti.

Maria, l’immacolata

La risposta generosa di Maria crea lo spazio nel mondo perché Gesù trovi casa. La sua disponibilità ci ammaestri perché il suo Figlio entri e rimanga nelle nostre case.

A tutti voi i migliori auguri di un santo e gioioso Natale.

Rossi Valter

Strade verso la Pasqua – Gli ultimi giorni terreni di Gesù

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