Con la gioia negli occhi e nel cuore

Per entrare nella vita e nella catechesi con uno spirito grande, ci rifacciamo questa volta alle parole di una giovane ebrea che ha chiuso i suoi giorni a soli 29 anni in un campo di sterminio.

Il Diario di Etty Hillesum

□ Etty Hillesum è certamente una delle figure più luminose del secolo scorso. Nata in Olanda, è stata vittima dell’occupazione nazista e ha concluso la sua breve vita nel 1943 a 29 anni nel campo di sterminio di Auschwitz. Il suo Diario, pubblicato solo nel 1981, rivela la sua personalità, il suo amore alla vita, testimonia il suo stato d’animo sempre portato a vedere gli aspetti positivi di ogni situazione, anche la più dolorosa e tragica, vivendo sempre in stretta comunione con il suo Dio, così vicino al Dio cristiano.

□ Rileggendo questo Diario a poco più di cento anni dalla sua nascita (1914) ci si imbatte in pensieri che hanno dello straordinario e che possono dare anche a noi catechisti la disposizione più favorevole per affrontare le inevitabili consuete difficoltà con un atteggiamento non troppo pauroso, di chi si scoraggia alle prime avversità, ma che sa organizzarsi ed accogliere ogni nuova sfida con un’apertura dell’animo grande.

Donare anche agli altri la forza della vita

□ Scrive Etty nel suo Diario: «Tempo fa, Hans de Puis, sulle scale dell’università, mi ha detto: “Sì, sei proprio una personalità radiosa”. E io credo che potrei esserlo e che potrei donare anche agli altri un po’ di forza nella vita e che potrei davvero essere felice. Perché questo è un punto di arrivo: essere davvero, intimamente felice, accettare e gustare il mondo di Dio senza allontanarmi dal tanto dolore che c’è».

□ Che dire di più e meglio? È questo il modo giusto di incontrare e accogliere i ragazzi e i loro genitori. Il catechista è una persona felice che si dona e si rende disponibile a starti accanto.

Esserci con tutto il cuore

□ Un altro pensiero, scritto nel 1942, a pochi mesi dalla fine: «Quest’oggi ho imparato una cosa fondamentale: dove per caso ci si trova collocati, là si deve esserci con tutto il cuore. Quando si ha il cuore da un’altra parte, non si riesce a dare abbastanza alla comunità nella quale per caso ci troviamo, e la comunità, di conseguenza, s’impoverirà».

□ Così è nella catechesi, a cui non ci si può dare in punta di piedi, provvisoriamente, con il desiderio di fare altro il più presto possibile. Mentre si deve sentire profonda l’appartenenza, comprendere l’utilità del nostro servizio ai ragazzi e alle famiglie, felici di percorrere insieme a loro lo stesso cammino.

Far crescere l’altro

□ Scrive ancora Etty Hillesum nel suo Diario: «L’altro, portarlo con sé sempre e ovunque, racchiuso in se stessi, e là vivere con lui. E non solo con uno, ma con tanti. L’altro, accoglierlo nello spazio interiore e lasciare che lì raggiunga la fioritura, dargli un luogo nel quale possa crescere e dispiegare se stesso».

□ È questo il senso di una catechesi che funziona: aiutare i ragazzi a crescere fino a raggiungere una magnifica «fioritura», finché non si realizzi il miracolo di vederli avviati davvero a una bella vita cristiana.

UMBERTO DE VANNA