Chi può farsi amare da questi ragazzi?

Ci sono catechisti che hanno una predisposizione naturale verso i ragazzi, che sanno farsi accettare ed accogliere con simpatia, che si presentano convincenti nella conduzione del gruppo. Ma non per tutti è così facile.

Il catechista «dà il tono» al gruppo

□ Il catechista ha fiducia nei suoi ragazzi. Li stimola con leggerezza verso gli obiettivi da raggiungere. Riconosce e valorizza il loro potenziale di energia. Sa che un gruppo di ragazzi è sempre un cantiere aperto in cui tutti sono invitati a partecipare in modo personale.

Ma come farsi accettare da questi ragazzi?

□ In realtà non è così facile farsi accettare dai ragazzi. Che cosa inventare? Quali sono le qualità per riuscire davvero con loro?

□ Tempo fa un’inchiesta Rai elencava le più importanti qualità che ogni educatore dovrebbe possedere per proporsi ai ragazzi d’oggi. Molti di questi atteggiamenti sono applicabili benissimo ai catechisti, ma anche a tutti quelli che si occupano dei ragazzi, e agli stessi genitori.

L’inchiesta Rai

Ecco ciò che emerge dall’inchiesta. La presentiamo per punti, applicandoli esclusivamente al contesto della catechesi.

1. Farli intenerire. Che vuol dire coinvolgerli in modo emotivo con quanto si dice e si racconta. È l’arte del narrare, di cui ogni catechista dovrebbe rendersi esperto.

2. Farli ridere, non essere pesanti. La catechesi non è scuola, lo sanno tutti. Ma ovunque oggi, anche nella scuola, i contenuti vanno presentati in modo leggero, convincente, bello.

3. Non aver paura di usare il proprio mito. Cioè far leva su qualche aspetto della nostra personalità, su una abilità di cui siamo dotati e che può renderci speciali ai loro occhi.

4. Non cercare di sedurre. Vuol dire anche non strumentalizzare i ragazzi per affermare o promuovere in qualche modo noi stessi. Tentazione molto forte per chi scegli magari di fare catechismo per sentirsi importante.

5. Avere qualcosa di vero da «vendere», da proporre. Non c’è dubbio che il catechismo, che ha la sua fonte nel Vangelo, è materiale di qualità. Ma lo si deve far capire, dimostrare. Capiscano quanto è utile e ci rende migliori e più riusciti.

6. Avere il coraggio di parlare di sé. Farlo in termini veri, senza imbarazzo, e senza mettere in imbarazzo. Siamo testimoni, la fede anima la nostra vita, il catechismo è far passare ad altri il fuoco che ci anima dentro.

7. Non avere prevenzioni. A volte siamo armati dentro. Vuol dire avere fiducia nei ragazzi, non pensare che ci siano necessariamente ostili, riconoscere l’originalità e la bellezza personale di ciascuno, il loro bisogno di riuscire e di essere felici.

     Umberto De Vanna

Accompagnare i figli nella fede

Se parecchi genitori non si curano troppo dell’educazione religiosa dei loro figli, altri appaiono vivamente impegnati e preoccupati di trasmettere delle buone abitudini, comprese le pratiche religiose.

Le cose da non fare

I genitori credenti e praticanti vanno in panne e magari si sentono in colpa quando vedono che i loro figli prendono apertamente le distanze da loro e dalla fede ricevuta da bambini. «Che possiamo fare?», si domandano. Nello stesso tempo stanno accorgendosi di non potere ancora a lungo imporre queste abitudini a dei ragazzi che crescono e non lo vogliono più. Sanno ormai molto bene che l’obbligo viene percepito dai ragazzi come un peso, e che insistendo si rischia di provocare in loro il disgusto e l’abbandono definitivo della pratica cristiana.

Felici della nostra fede

A questi genitori (e catechisti) resta soprattutto, ed è molto, la possibilità di dire con schiettezza ciò che pensano, ciò in cui credono e perché. Presentarsi agli occhi dei figli come cristiani convinti e credibili, soddisfatti e felici della propria fede. Questo è certamente un inizio importante. È ciò che chiamiamo testimonianza. E vale tanto, anche se non è fatto di mille parole e incoraggiamenti.

Una testimonianza nata dalla vita

Ma attenti che questa testimonianza non sappia di costruito e di artificiale, messa in scena in funzione di loro. I ragazzi sono furbissimi. Accettano anche i nostri limiti, ma non la nostra ipocrisia. Il più delle volte infatti non c’è nemmeno bisogno di dire tante parole. La nostra fede nasce dalle scelte di vita, e la trasmettiamo anche solo con gli occhi, col sorriso, con il nostro modo di rapportarci e di accogliere.

Cristiani a modo loro

Alle volte vorremmo che i nostri ragazzi fossero come noi, e nello stesso tempo magari diversi da noi. Comprendiamo che hanno il diritto di essere cristiani a modo loro, quanto più trovano un loro spazio in quella fetta di Chiesa che è la parrocchia.

Spesso di fronte alla fede, se conosciuta e vissuta nel modo giusto, si dimostrano spontaneamente più evangelici, più schietti, più coerenti e genuini di noi.

Che sarà di questi ragazzi?

È la preoccupazione di tutti i genitori consapevoli. Essi li vedono fragili e pieni di sogni fantasiosi, ma anche ricchi di risorse destinate a fiorire. Per questo davanti a loro si manifestano credenti, fiduciosi che anche loro potranno esserlo. Preparano il terreno, portando nel cuore la certezza che anche in loro potrà crescere qualcosa di bello per Dio.

    UMBERTO DE VANNA

12 modi di renderci simpatici

Estate, tempo di aria nuova. Ma la vita cristiana, di un ragazzo o di un adulto, non va sicuramente in vacanza. Non si smette mai di essere cristiano, così come non si smette di essere un amico quando si è in vacanza. Ma un vero cristiano lo si conosce da come parla e da come vive. Anche d’estate.

 

Un «dodecalogo» per l’estate

□ Quelli che seguono sono alcuni suggerimenti che un gruppo di gesuiti spagnoli ha scritto in un’agenda per l’estate destinata ai ragazzi (e non solo) per aiutarli a vivere quello che siamo e ciò in cui crediamo.

□ E, nello stesso tempo, per provare a se stessi quanto ci rende felici e migliori quando ci impegniamo a far felici gli altri.

 

1. Impara il nome delle persone che vivono con te o che incontri spesso. Non c’è niente che piaccia di più alle persone di essere salutate per nome.

2. Scopri i gusti degli altri e assecondali quanto ti è possibile. Si comporta così la gente simpatica e cordiale.

3. Abbi il pallino di fare del bene, cominciando da quelli che ti sembra che se lo meritano di meno. È un pallino che arricchisce prima di tutto chi ha questo pallino.

4. Sorridi, sorridi in ogni momento della tua giornata. Se lo fai con sincerità, sta’ sicuro che ti renderai simpatico.

5. Saluta sempre, quelli che conosci bene, ma anche quelli che conosci appena.

6. Se un tuo amico sta male, vai a trovarlo. D’estate hai tempo.

7. Cerca di capire ciò che i tuoi amici, o quelli della tua famiglia, vogliono e fanno. Come fossi una specie di esploratore curioso.

8. Dimentica al più presto le discussioni e gli scontri. È il modo migliore per non farsi male dentro.

9. D’estate scrivi ai tuoi cari, ai nonni, agli amici, ai professori.

10. Tieni conto dei compleanni e degli onomastici di quelli del tuo giro, e fagli i più begli auguri.

11. Prega. Rimanere a contatto con Gesù è garanzia di riuscita. La Vergine Maria ti è di aiuto.

12. Migliora in qualche tua abilità personale sportiva, musicale, manuale… E se lo fai insieme agli altri, meglio.

 

Che cosa fare di questo «dodecalogo»?

□ Lo si può presentare e commentare ai ragazzi, ai genitori, agli stessi catechisti in vista dell’estate. E lo si può far conoscere via web a quelli della nostra comunità, in modo che le vacanze rendano più vivo ogni incontro, la vita in famiglia, il vivere insieme.

□ A tutti l’augurio di sentire il desiderio di prenderci maggiormente cura di noi e del nostro mondo per renderlo, dove viviamo, più caloroso, più umano e più fraterno.

Umberto De Vanna

Non si può amare qualcuno e non amare il suo mondo

Alcuni ragazzi risultano immediatamente simpatici, perché sono aperti e disponibili, accettano di entrare in dialogo con noi, stanno volentieri con i loro compagni. Altri li sentiamo lontani, sembrano vivere in un mondo diverso dal nostro.

Non rinnegare il loro mondo

□ Nel primo romanzo di Giorgio Ghiotti, 22 anni, vincitore del Campiello giovani, l’io narrante è un ragazzo che racconta. Un giornalista che lo intervista sottolinea una frase del libro: «Non si può amare qualcuno e rinnegare il suo mondo». Ma è davvero possibile? Per molti no, osserva il giornalista. Ma l’autore ribatte: «Non credo che sia possibile amare qualcuno e non amare anche il suo mondo. Lo ripeto: non si può amare qualcuno e condannare il suo mondo. O rinnegarlo, che è la stessa cosa. Certo, non sto parlando di una condiscendenza totale, incondizionata, nei confronti dell’altro, ma di una comprensione profonda della persona amata».

Ma è davvero possibile?

□ San Giovanni Bosco diceva: «Non basta amare… bisogna che i ragazzi si accorgano di essere amati». E anche: «Bisogna amare ciò che piace ai ragazzi, e i ragazzi ameranno ciò che piace ai loro educatori».
□ Attraverso segni e gesti di tenerezza dobbiamo far capire ai ragazzi che stiamo bene con loro, che li amiamo così come sono, ragazzi in cammino, che si portano addosso una personalità in costruzione e certe loro abitudini, i segni dell’educazione ricevuta o non ricevuta.

Una dolcezza dinamica e piacevole

□ È inevitabile: ogni ragazzo vive nel proprio mondo e manifesta le proprie radici. Ma siamo chiamati ad amarli come li ama Dio, e aiutarli ad aprirsi ai progetti che ha su di loro. Con pacatezza, fermandoci con loro, ascoltandoli, compiacendoci dei passi che riescono a compiere per diventare più positivamente se stessi.
□ Certo, il nostro desiderio è che poco alla volta assumano anche la fisionomia del gruppo, che accolgano i nostri valori. Ma va fatto adottando una dolcezza dinamica e piacevole, creando un ambiente sereno in cui ci si senta a proprio agio, usando anzi all’occorrenza un po’ di humour, affinché sentano che noi li amiamo e che non rifiutiamo il loro mondo.

    Umberto De Vanna

Un nuovo anno catechistico

La nostra rivista si è rinnovata a partire dallo scorso anno, con nuove rubriche e un taglio più giovanile.

 

Giovani catechisti

□ Convinti che Dossier Catechista sia pensata in modo da riuscire gradita anche ai giovani catechisti, siamo tuttavia costantemente impegnati in uno sforzo di rinnovamento, per proporci meglio anche ai più giovani, che sono meno disponibili a servirsi di sussidi «pronti all’uso», ma amano attivarsi in libertà e fantasia.

□ I sussidi che presentiamo nelle 64 pagine della rivista sono numerosi, gradevoli, centrali e possono rispondere alle tante esigenze catechistiche di ogni parrocchia e oratorio. Come si sa, la catechesi è continuamente in movimento, anche per i cambiamenti a cui vanno incontro i nostri ragazzi, e trovare il sussidio giusto aiuta.  

 

Incontrarsi tra catechisti

□ Con la nuova rubrica «Incontriamoci» è aumentato lo spazio dedicato alle più riuscite esperienze catechistiche presentate dagli stessi protagonisti, che raccontano le soddisfazioni e i problemi a cui vanno incontro. Nelle stesse pagine rispondiamo alle più curiose domande fatte dai ragazzi, o da genitori e catechisti.

□ Le otto pagine centrali (il Tema del mese-ragazzi) sono dedicate agli argomenti di maggior attualità e utilità dei ragazzi. Argomenti presentati in modo leggero e dinamico, con moltissime immagini coloratissime, uscite dalle mani di bravi illustratori. Anche i genitori e i catechisti li stanno apprezzando. Qualcuno ha detto che il prezzo dell’abbonamento varrebbe anche solo per avere queste pagine!

□ I temi sono sempre accompagnati da video-proposte di pochi minuti, disponibili nel sito www.dossiercatechista.it. Sono sussidi didattici molto semplici, ma utili soprattutto per introdurre il tema nel gruppo dei ragazzi.

 

Le microschede e il Vangelo della domenica

□ Assoluta novità, le microschede: dal recitare la Bibbia all’intervista al santo del mese; dall’architettura cristiana ai giochi del mese; dalle simpatiche pagine per i più piccoli ai suggerimenti per trovare nella «rete» informatica ciò che più può servire.

□ Infine, i lettori hanno sempre gradito i suggerimenti dedicati alla liturgia domenicale, ma da quest’anno trovano più spunti e suggerimenti. In particolare possono scaricare l’illustrazione e servirsene per arricchire la celebrazione eucaristica con i ragazzi.

Umberto De Vanna

Testardi, vagabondi, mummie spirituali

Seguiamo Gesù, che è la strada giusta. Ma verifichiamo ogni giorno se ci stiamo smarrendo o se sbagliamo strada. Così ha detto in sostanza papa Francesco in uno dei suoi sempre efficaci e originali interventi durante la celebrazione mattutina a San Marta.

Atteggiamenti cristiani e non

Papa Francesco ha presentato a Santa Marta ─ con un’originalità davvero sorprendente ─ quali sono gli atteggiamenti e i profili cristiani che non si dovrebbero avere e che tuttavia sono così diffusi tra noi. Non pochi saranno rimasti sorpresi e probabilmente anche inquietati nell’ascoltare quell’elenco così realistico, in cui è facile ritrovarsi.

Cristiani «testardi»

Il cristiano ostinato, dice papa Francesco è colui che cammina, e magari gli capita di sbagliare strada, ma «la tragedia è essere testardo e dire “questa è la strada” e non lasciare che la voce del Signore gli dica: “Torna indietro e riprendi la vera strada”.

Cristiani «vagabondi»

C’è poi la categoria dei cristiani «che camminano, ma non sanno dove vanno: sono erranti nella vita cristiana, vagabondi. La loro vita è girare di qua e di là, e perdono così la bellezza di avvicinarsi a Gesù. Girano, e tante volte questo girare, girare errante, li porta a una vita senza uscita. Il girare troppo si trasforma in labirinto e poi non sanno come uscire. Hanno perso la chiamata di Gesù. Non hanno la bussola per uscire e girano, girano; cercano. Altri vengono sedotti da una bellezza, da una cosa e si fermano a metà strada, affascinati da quello che vedono, da quella idea, da quella proposta, da quel paesaggio… E si fermano!

Cristiani «mummie spirituali»

C’è anche «il cristiano che “non cammina”, che dà l’idea di essere un po’ imbalsamato. «Un cristiano che non cammina», dice papa Francesco, «e che non fa strada, è un cristiano non cristiano. Non si sa cos’è. È un cristiano un po’ “paganizzato”: sta lì, sta fermo, non va avanti nella vita cristiana, non fa fiorire le Beatitudini nella sua vita, non fa le Opere di misericordia… Scusatemi la parola, ma è come fosse una “mummia”, una “mummia spirituale”. Non fanno del male, ma non fanno del bene».

Poniamoci la domanda

«Il mio cammino cristiano come va?», domanda ancora papa Francesco. «Facciamocela la domanda, cinque minutini… Come sono io in questo cammino cristiano? Fermo, sbagliato, in giro girando, fermandomi davanti alle cose che mi piacciano o seguo Gesù: «Io sono la via!»? Chiediamo allo Spirito Santo che ci insegni a camminare bene, sempre! E quando ci stanchiamo, un piccolo ristoro e avanti. Chiediamo questa grazia», conclude papa Francesco.

    UMBERTO DE VANNA

Le schede di quest’anno

La domanda di Fabio ci offre l’opportunità di chiarire le scelte operate quest’anno a proposito delle schede operative per i ragazzi delle diverse fasce d’età.  

La lettera di Fabio

Scrive Fabio, e lo fa prima che l’anno catechistico cominci: «Ciao, Dossier Catechista, anche se è presto, sto iniziando la programmazione per settembre e per l’anno nuovo. Sul numero di settembre 2016, per quanto riguarda le schede rosse, anche se ho letto i vari titoli delle tematiche che verranno presentate ogni mese, non mi è chiaro quale sarà il filo conduttore delle schede stesse. Nel caso esista, potete gentilmente dirmelo? Grazie mille!».

Gesù, il filo conduttore delle schede

□ «Carissimo Fabio, il filo rosso che lega una scheda all’altra nella programmazione di quest’anno, è Gesù, la bella notizia, il primo annuncio di ogni catechesi. È una scelta che risponde a quanto scrive papa Francesco nella Evangelii gaudium: «Nella catechesi ha un ruolo fondamentale il primo annuncio o kerygma, che deve occupare il centro dell’attività evangelizzatrice… è l’annuncio principale, quello che si deve sempre tornare ad ascoltare in modi diversi e che si deve sempre tornare ad annunciare durante la catechesi in una forma o nell’altra, in tutte le sue tappe e i suoi momenti» (164). E nel numero 167, ricordando che Cristo è il centro di questo annuncio: «Annunciare Cristo significa mostrare che credere in Lui e seguirlo non è solamente una cosa vera e giusta, ma anche bella, capace di colmare la vita di un nuovo splendore e di una gioia profonda».

Alcune attenzioni e sensibilità ecclesiali

□. Ancora per seguire gli orientamenti di papa Francesco, nel numero di ottobre-novembre i ragazzi sono chiamati ad apprezzare e custodire il mondo in cui vivono, seguendo le indicazioni della Laudato si’.

□. Quando è possibile le schede tengono poi conto anche del momento in cui i ragazzi vivono, seguendo l’anno liturgico.

□ Infine la scheda di aprile tratterà dell’appartenenza alla comunità parrocchiale, che è uno degli obiettivi importanti della catechesi.

Tutte le schede sono affidate al catechista

□ Caro Fabio, in nessun caso intendiamo sostituirci a voi catechisti nell’organizzare il programma annuale. Avendo tutte le schede al centro Gesù, quale bella notizia, potete liberamente attingere anche alle altre schede, che sono tutte a disposizione per i vostri incontri con i ragazzi.

□ Sarà così anche l’anno prossimo. L’intento finale è quello di arricchire i ragazzi attraverso i nostri incontri, affinché conoscano la bellezza della proposta cristiana a partire dalla persona di Gesù, ma anche di tutto ciò che oggi dà un’anima alla vita della Chiesa.

    UMBERTO DE VANNA

Gesti di solidarietà e di amore

Come ha fatto Dio, anche noi a Natale facciamo scelte speciali, a volte imprevedibili e coraggiose, per far vincere la bontà.

 

Ciò che ha fatto Dio

Benedetto XVI ricordava che lo scrittore russo Leone Tolstoj in un breve racconto narra di un sovrano severo che chiese ai suoi sacerdoti e sapienti di mostrargli Dio affinché egli potesse vederlo. Ma i sapienti non furono in grado di appagare questo suo desiderio.

Allora un pastore, che stava giusto tornando dai campi, si offrì di assumere il compito dei sacerdoti e dei sapienti. Ma poi disse al re che i suoi occhi non erano sufficienti per vedere Dio. Il re allora volle almeno sapere che cosa faceva Dio. «Per poter rispondere a questa tua domanda – disse il pastore al sovrano – dobbiamo scambiare i vestiti». Con esitazione, spinto tuttavia dalla curiosità per l’informazione attesa, il sovrano acconsentì; consegnò i suoi vestiti regali al pastore e si fece rivestire del semplice abito dell’uomo povero. Ed ecco allora arrivare la risposta: «Questo è ciò che Dio ha fatto».

 

Uomo come noi

È esattamente quel che ha fatto Gesù: il Figlio di Dio ha lasciato il suo splendore divino per rivestire la nostra carne. Spogliò realmente se stesso e assunse la condizione di servo, divenendo simile agli uomini (cf Fil 2,6ss).

Sull’umanità di Gesù ha parole molto belle Juan Arias in una sua preghiera: «Il mio Dio è fragile. È della mia razza. E io sono della sua. Il mio Dio conosce la gioia umana, l’amicizia. Le cose belle della terra. Il mio Dio ha avuto fame, ha sognato, ha conosciuto la fatica. Il mio Dio ha tremato davanti alla morte. Il mio Dio ha conosciuto la tenerezza di una mamma».

 

Amore inventivo

Il gesto di bontà infinita compiuto da Gesù nei nostri confronti spinge alcuni a gesti coraggiosi. Un commerciante confida a un suo cliente: «Nel corso dell’anno rinuncio a tutti gli omaggi che la mia ditta fornitrice mi propone (dagli orologi di lusso, ai viaggi all’estero) e alla fine dell’anno questa ditta destina il 3 per cento del fatturato a opere di solidarietà. Di anno in anno viene in soccorso in modo straordinario a un’associazione solidale e ce ne informa in dettaglio».

Se la prima reazione può essere di stupore, sono però gesti come questo che ci dicono che c’è ancora chi sa essere solidale e sa rinunciare a qualcosa per compiere gesti di solidarietà e di amore. Almeno a Natale.