Coinvolti nella preghiera liturgica

Oltre alla preghiera personale, ci pare necessario presentare un secondo tassello nel nostro percorso per crescere nell’amicizia con Gesù: quello della liturgia, che è la massima espressione della preghiera della Chiesa.

Che cosa avviene all’altare

Per dei ministranti si direbbe che sia qualcosa di scontato la preghiera liturgica. Ma partecipare a un rito in una chiesa non equivale necessariamente a un incontro autentico con Dio. I piccoli ministranti infatti possono essere così totalmente concentrati sulle cose da fare all’altare, che corrono il rischio di dimenticare il motivo per cui tutto ciò accade.

Come rimediare?

Occorre per questo formarli alla preghiera liturgica. Anzitutto sarà opportuno, durante la spiegazione dei vari gesti da compiere nel loro servizio, far loro comprendere il significato profondo delle varie parti della Messa, scorrendo con loro il messale, ripercorrendo le varie preghiere, quelle del sacerdote e del popolo, comprendere il significato e il valore delle parole, facendole persino ripetere più volte, perché anche per questi ragazzi è comune il rischio di non conoscere le acclamazioni liturgiche.

Si potrebbe persino come in una gara sfruttare un po’ di sana competizione e premiare quelli che per primi conoscono a memoria le varie parti. Parole e gesti, se compresi, certamente facilitano la partecipazione.

Ma c’è di più

Nel corso delle celebrazioni c’è un’atmosfera, un clima di mistero e di spiritualità che dovrebbe avvolgere chi partecipa. Il rischio che corre oggi la liturgia è quello di pensare che essa tocca i ragazzi e permette loro di partecipare solo se sono coinvolti con gesti e parole. Se un ragazzo non si muove continuamente, non batte le mani, non canta, non sposta quello o quell’altro, pare che non possa partecipare e pregare. È davvero così? La preghiera consiste in questo?

Certo, l’impegno e i gesti sensibili sono fondamentali, perché è proprio della liturgia cavalcare questo canale sensoriale. Tutto il culto della tradizione della Chiesa è fatto di gesti, suoni, colori, parole, odori… e i ministranti sono i primi a sperimentarlo maneggiandoli nel loro agire. Ma non sono lo scopo ultimo della celebrazione, sono piuttosto un mezzo per condurci a quell’«a tu per tu» che ogni uomo è chiamato a intessere con il suo Creatore.

L’anima e il cuore

Ai ministranti, insieme a gesti e parole, dobbiamo insegnare a respirare un’aria diversa (sempre che il celebrante e la comunità permettano che essa si crei!), a entrare dentro la celebrazione, dentro i gesti, a pregare con il cuore, a unirsi interiormente a ciò che accade nel rito, sull’altare, a rivolgersi interiormente al Signore, a gustare e sfruttare la forza delle diverse posizioni del corpo, del canto, ma anche del silenzio, spesso assente nelle nostre liturgie.

Così i ministranti non saranno semplici esecutori di azioni sacre, ma ci metteranno l’anima, capiranno che «Dio è qui», che qui mi incontra!

Probabilmente è proprio questa l’età giusta per incominciare, gradualmente, valorizzando ad esempio il momento dell’elevazione e del silenzio dopo la comunione, per intraprendere un dialogo profondo con Gesù vivo nell’Eucarestia.

L’animatore potrebbe utilmente leggere di Romano Guardini: Lo spirito della liturgia. I santi segni (Morcelliana), dove l’autore tenta una semplice mistagogia dei segni tipici della liturgia.

Thierry Dourland

Nessuno è felice da solo

Non sempre i ragazzi sono entusiasti di venire a catechismo. Tocca al catechista non deluderli, aiutarli a trovarsi bene con gli altri ragazzi, felici di fare gruppo.

Il catechista accogliente

Matteo, 9 anni, non vuole più andare a catechismo.  Chiedo perché alla mamma e mi dice che Matteo ha provato ad andarci, ma non si è trovato bene. Quest’anno ha  già cambiato scuola e a catechismo non conosce nessuno. La catechista non lo ha più cercato. Ma un mese dopo Matteo convince un compagno di classe ad andare a catechismo con lui e ora ci vanno insieme.

La felicità di un bambino

 Lo scrittore e insegnante Alessandro D’Avenia scrive: «Nell’atrio della mia scuola alla fine dell’anno è apparso un albero, con il tronco e i rami di compensato e le foglie di carta multicolore. In cima all’albero è scritto: “Felicità è…”. In ogni foglia è contenuta la risposta di un bambino. Mi sono fermato a leggere una per una quelle foglie, quasi fosse il responso nell’antro della Sibilla cumana. E ho scoperto che la felicità per i bambini non solo è semplicissima, ma è soltanto relazionale. Tutte le foglie sono dedicate ad altri: familiari e amici. Nessuno di quei bimbi è felice da solo».

Certo, la felicità di un ragazzo è legata in prima istanza alla sua famiglia, all’amore di papà e mamma, al senso di sicurezza che gli assicurano. Ma anche la catechesi può contare su questo bisogno innato di relazionarsi di ogni ragazzo.

Il bisogno di stare con gli altri

Nella catechesi è fondamentale essere accolti con simpatia, impegnarsi con i ragazzi a costruire una bella vita di gruppo. E per riuscirci si può contare su questo bisogno innato dei ragazzi di trovarsi con gli altri, di stare con qualcuno che li fa sentire bene.

Da questo punto di vista è importantissimo il primo impatto con il catechista e con il loro nuovo gruppo di amici. Ma poi ogni incontro dovrebbe trasmettere la sensazione di trovarsi tra persone accoglienti e amiche, chiudere sempre quasi a malincuore, desiderosi di rivedersi, perché lì c’è qualcosa che piace, che ti rende contento.

Questo è Vangelo

Questo nostro modo di fare è già Vangelo vivente. Dal modo con cui ci rapportiamo con loro, da come li aiutiamo ad accogliersi, ad aprirsi con fiducia e a fare amicizia tra di loro, passa anche la nostra proposta catechistica.

Ogni catechista, direttamente o indirettamente, è così che si fa testimone del Figlio di Dio, della gioia del Vangelo. È così che il parlare di Gesù e della sua esperienza, delle sue parole avranno un senso e potranno trovare accoglienza.

Questo clima bello e accogliente di amicizia non lo dimenticheranno più. Sappiamo che non sarà facile per loro ritrovare nella scuola superiore o sul lavoro la stessa armonia. La società è in gran parte organizzata sul «fai da te», sul «si salvi chi può» e non sul senso evangelico della solidarietà e dell’apertura all’altro.

Cari catechisti, preparando il nuovo anno, pensiamo prima di tutto a come fare per non deludere i ragazzi che cominciano l’avventura catechistica! Proponiamoci sin d’ora di renderli felici con la freschezza della Parola che il Signore ci affida, ma ancor prima dando risposta al loro desiderio di stare bene insieme.

Umberto De Vanna 

Cari catechisti, è bello ritrovarsi!

Iniziando un nuovo anno catechistico siamo invitati a ricucire il nostro dialogo anche sulle pagine di Dossier Catechista.

Il nostro appuntamento mensile

Riprendendo i nostri incontri di catechesi esprimiamo anzitutto la gioia di ritrovarci, di saperci ancora tutti a servizio della catechesi.
Detto questo, ecco un paio di cose utili per chi di mese in mese si incontrerà sulle pagine di Dossier Catechista.

1. L’abbonamento 2014-2015 inizia a settembre

Almeno il 70-80% degli abbonati rinnova puntualmente nel mese di settembre, alla ripresa del nuovo anno catechistico. Questi abbonati sono tranquilli e sicuri che tutto procederà con piena soddisfazione di tutti.
Un certo numero di abbonati rinnova invece con grandi ritardi, rendendo abbastanza inutile il nostro lavoro, ma anche il loro, perché si troveranno tra mano la rivista quando il tempo giusto per servirsene è ormai passato.
Chi aspetta il mese di novembre-dicembre per rinnovare l’abbonamento, con gli ingorghi natalizi, o addirittura i primi mesi dell’anno nuovo, va inevitabilmente incontro a inconvenienti che creano disagio, telefonate di protesta, delusione.
Per questo motivo noi spediamo alcuni primi numeri ancora a tutti, in modo che almeno nei primi mesi si possano superare i ritardi delle poste e i tempi di registrazione dell’abbonamento da parte dei nostri uffici.
Ricordiamo infine che, a causa dei ritardi, è a volte difficile capire quante copie dobbiamo stampare. E qualcuno rischia di perdere qualche numero.
La/il catechista più intraprendente trovi il modo di ricordare queste cose anche al proprio parroco, che preso da tante cose rischia di dimenticare di rinnovare a settembre l’abbonamento-pacco a voi destinato.

2. Sfogliate insieme ogni numero di Dossier Catechista

Ogni buon catechista sicuramente a inizio d’anno fa bene a darsi una personale programmazione. Ma è una cosa utilissima tenere presente quanto viene pubblicato in Dossier Catechista.
Chi si limita soltanto a sfogliate e magari anche ad apprezzate quanto viene proposto in ogni numero da Dossier Catechista, ma non si confronta con altri catechisti per capire come quei sussidi possono essere utilizzati nella propria attività con i ragazzi, perde tante opportunità.
Leggendola insieme ci si confronta sugli argomenti proposti, si può capire ciò che può portare qualcosa di nuovo alla vostra attività.

L’indice degli ultimi tre anni di Dossier Catechista

Per aiutare i catechisti a ricuperare articoli utili già pubblicati, da molti anni nelle ultime pagine del numero di maggio di Dossier Catechista viene pubblicato un indice dettagliato di quanto è stato presentato nell’anno appena trascorso.
Ma adesso abbiamo messo a servizio dei naviganti nel nostro sito (www.dossiercatechista.it) un indice completo degli ultimi tre anni della rivista. Sarà più facile – conservando le annate della rivista ‒ servirsi dell’articolo giusto al momento giusto.
Non mi resta che mandarvi il nostro saluto più cordiale a nome di tutta la redazione e dei collaboratori. Lo facciamo anche con l’immagine di copertina, che presenta il sorriso di un giovane catechista felice di riprendere il proprio servizio tra i ragazzi.

Il catechista in vacanza

Cari catechisti,

al termine di un anno vissuto tra i ragazzi ci guardiamo indietro e diciamo «grazie»: anzitutto a Dio, ma anche al sacerdote che ci ha dato fiducia e ci ha chiamati alla catechesi. È stato un anno di esperienza importante, comunque sia andata.

□ Tutto ci serve, tutto fa esperienza, anche qualche momentanea breve inevitabile sconfitta.

□ Grazie però soprattutto a questi ragazzi che abbiamo accompagnato con il desiderio di essere qualcosa di positivo per ciascuno di loro.

Ricordiamoci d’estate

□ È bello d’estate non perdere i contatti con i ragazzi, con il parroco e la comunità, con gli altri catechisti. Sarà bello incontrarci la domenica per la messa, continuare a salutare, sorridere, accogliere i ragazzi e le loro famiglie.

□ Ricordiamoci poi dei nostri ragazzi durante l’estate, preghiamo per ciascuno di loro. Restano «nostri» anche se a settembre dovessero passare a un altro catechista. E il pensiero andrà prima di tutto, come diceva Don Milani, al ragazzo più ribelle, al discolo, al meno interessato, a chi deve starci più a cuore.

□ Ricordo ciò che scrisse una catechista tempo fa. Si era sentita chiamare da un giovanotto dall’auto. Un po’ infastidita, non voleva rispondere, poi, alle sue insistenze, si avvicinò e lui a sorriderle, a dirle che era quel ragazzo che al catechismo l’aveva fatta tanto disperare, che ora la sua testa era a posto, che aveva trovato un lavoro ed era sereno. E si ricordava di lei.

□ Un’altra catechista ci scrisse di avere incontrato un bel frate, giovane e simpatico, e gli aveva detto: «Che bella cosa vedere un ragazzo come te che si dona al Signore!», e lui a risponderle: «Ma non ti ricordi che sei stata la mia catechista?».

Archiviare, consultare

□ In vacanza un catechista legge poi qualcosa che lo aiuti a crescere nella fede e lo fa appassionare alla sua attività. Qualcuno ha già certamente messo da parte il libro giusto e lo leggerà con piacere nei momenti di tranquillità.

□ Pensando allo stress dell’anno passato, alla mancanza di tempo e alla difficoltà di trovare il sussidio giusto, un catechista ricerca in anticipo materiale utile, programma alcune attività, impara dei canti nuovi, qualche nuova tecnica, dei giochi simpatici che possono tornare utili e divertenti al momento giusto.

L’archivio di Dossier Catechista

□ A questo riguardo sarà utile ripescare le ultime annate di Dossier Catechista. Nel sito della rivista (www.dossiercatechista.it) trovate l’indice completo degli ultimi anni, dal 2006 al 2014. Vi servirà imparare a conoscerlo, consultarlo, servirvene. Nelle pagine 63-67 di questo numero trovate l’indice di quest’ultimo anno, che metteremo quanto prima anche nel sito.

□ Le pagine 19-22 di questo numero sono occupate dai sussidi per l’estate da moltiplicare per i ragazzi. Questa volta sono due: l’Estate card, che sta diventando un classico e ve la offriamo nuova ogni estate; l’altro sussidio farà nascere lo spirito giusto per vivere l’estate, li aiuterà a essere protagonisti del loro tempo. C’è di tutto, il riferimento alla Messa festiva, la preghiera, l’impegno settimanale, gli onomastici.

                                                                                               Umberto De Vanna

 

Siamo tutti missionari

Cari catechisti, nel numero di aprile di quest’anno abbiamo già pubblicato qualche passaggio dell’Esortazione apostolica «Evangelii gaudium». Qui vogliamo ancora farci sorprendere dalle parole di papa Francesco. A poche settimane dall’inizio dell’anno catechistico possono dare energie nuove e nuove motivazioni al nostro servizio.

La mia missione di catechista

«La missione al cuore del popolo», dice papa Francesco, «non è una parte della mia vita o un ornamento che mi posso togliere, non è un’appendice o un momento tra i tanti dell’esistenza. È qualcosa che non posso sradicare dal mio essere se non voglio distruggermi. Io sono una missione su questa terra, e per questo mi trovo in questo mondo».
«Bisogna riconoscere se stessi come marcati a fuoco da tale missione di illuminare, benedire, vivificare, sollevare, guarire, liberare. Lì si rivela l’infermiera nell’animo, il maestro nell’animo, il politico nell’animo, quelli che hanno deciso nel profondo di essere con gli altri e per gli altri» (n. 273).

Tutti meritano il nostro affetto e la nostra dedizione

«Per condividere la vita con la gente e donarci generosamente», continua papa Francesco, «abbiamo bisogno di riconoscere anche che ogni persona è degna della nostra dedizione. Non per il suo aspetto fisico, per le sue capacità, per il suo linguaggio, per la sua mentalità o per le soddisfazioni che ci può offrire, ma perché è opera di Dio, sua creatura. Egli l’ha creata a sua immagine, e riflette qualcosa della sua gloria.
Ogni essere umano è oggetto dell’infinita tenerezza del Signore, ed Egli stesso abita nella sua vita. Gesù Cristo ha donato il suo sangue prezioso sulla croce per quella persona. Al di là di qualsiasi apparenza, ciascuno è immensamente sacro e merita il nostro affetto e la nostra dedizione».
«Perciò, se riesco ad aiutare una sola persona a vivere meglio, questo è già sufficiente a giustificare il dono della mia vita. È bello essere popolo fedele di Dio. E acquistiamo pienezza quando rompiamo le pareti e il nostro cuore si riempie di volti e di nomi!» (n. 274).

L’azione misteriosa del Risorto e del suo Spirito

«Alcune persone non si dedicano alla missione perché credono che nulla può cambiare e dunque per loro è inutile sforzarsi. Pensano così: “Perché mi dovrei privare delle mie comodità e piaceri se non vedo nessun risultato importante?”. Con questa mentalità diventa impossibile essere missionari. Questo atteggiamento è precisamente una scusa maligna per rimanere chiusi nella comodità, nella pigrizia, nella tristezza insoddisfatta, nel vuoto egoista».
«Si tratta di un atteggiamento autodistruttivo», conclude papa Francesco, «perché l’uomo non può vivere senza speranza: la sua vita, condannata all’insignificanza, diventerebbe insopportabile. Se pensiamo che le cose non cambieranno, ricordiamo che Gesù Cristo ha trionfato sul peccato e sulla morte… ».
«Il Vangelo ci racconta che quando i primi discepoli partirono per predicare, “il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola” (Mc 16,20). Questo accade anche oggi. Siamo invitati a scoprirlo, a viverlo. Cristo risorto e glorioso è la sorgente profonda della nostra speranza, e non ci mancherà il suo aiuto per compiere la missione che Egli ci affida» (n. 275).

Nessuno ha mai parlato come lui…

Come parliamo ai ragazzi? Quale esperienza di fede proponiamo? Sappiamo agganciarci alla loro sensibilità giovanile e dare risposte alle loro attese?  

Il fascino di Gesù

□ La nostra catechesi sa trovare le parole e le esperienze giuste, capaci di interessare i ragazzi e di entusiasmarli? Di rendere attraente e desiderabile il Vangelo di Gesù e le sue parole?

□ Dovremmo almeno un poco rifarci al modo di fare dell’uomo Gesù, che ha affascinato la gente del suo tempo. «Nessuno ha mai parlato come lui…», hanno risposto le guardie incaricate di condurlo in catene dai capi dei sacerdoti (Gv 7,46).

Uomo del nostro tempo

□ Soprattutto dovremmo rendere Gesù ai loro occhi come una persona presente nell’oggi che viviamo. Servirci di categorie, di parole e di immagini che risuonino nella loro vita, senza costringerli ad accettare categorie e devozioni in cui non si ritrovano. Perché se li costringiamo a scegliere tra la loro vita di oggi e una proposta che sappia di passato, sceglieranno sicuramente la loro vita.

La bellezza di ritrovarsi

□ Sono complesse le cause che rendono i giovani lontani da ciò che proponiamo. Ma è soprattutto quando parliamo che rischiamo di più. Viviamo nell’era della comunicazione e delle immagini, essi sono schiavi del telecomando e l’attenzione alle nostre parole è sempre più limitata. Appena apriamo bocca, essi corrono con i loro pensieri verso luoghi e persone che fanno parte del loro mondo e trovano più gradevoli. Ma se gli incontri di catechismo o i momenti di animazione trasmettono fastidio e noia, possiamo dire addio al desiderio e alla gioia di ritrovarsi.

«Nativi digitali»

□ C’è poi da fare i conti con il loro nuovo modo di comunicare, sempre più collegato agli strumenti informatici. Dedichiamo per questo motivo «Il tema del mese» a quei catechisti che intendono aprirsi al digitale per adeguarsi meglio al modo di comunicare e di esprimersi dei ragazzi. È un cammino che probabilmente per la maggior parte dei catechisti è ancora solo all’inizio e non è detto che tutto ciò che i ragazzi vivono in rete sia positivo. Ma è necessario aprirsi appena possibile a questi nuovi strumenti, per vivere meglio insieme a loro il nostro tempo.

Qualcuno ci riesce

«I miei catechisti sono giovani d’oggi», dice un parroco. «Fanno catechismo con qualche limite che proviene da certi stili giovanili. In particolare non sono probabilmente i più preparati, non fanno sempre gli incontri seguendo perfettamente i manuali e i catechismi, ma ho visto che i ragazzi sono contenti, pregano, che riescono spontaneamente a condurli a messa, e conversando con i genitori mi dicono che sono sorpresi perché ogni sabato pomeriggio i loro figli sono impazienti di andare a catechismo». L’età giovanile rende più facilmente in sintonia questi catechisti con i ragazzi. Vivono dello stesso mondo, usano quando c’è bisogno ed è utile i nuovi strumenti informatici. Ma non è solo questo. È che loro stanno volentieri insieme ai ragazzi, non li costringono a un’ora di scuola, li aiutano a crescere facendo esperienze gradevoli, in cui ci sia dentro anche il modo di pensare di Gesù».

Che dire allora? Affidiamo tutta la catechesi ai più giovani? Non è detto. Ma ogni catechista deve cogliere con sempre maggior lucidità la sfida di comunicare con questi nuovi ragazzi.

UMBERTO DE VANNA

Tre grandi catecheti

Ora che don Pietro Damu li ha raggiunti, sono nuovamente uniti nell’abbraccio dell’amicizia i tre catecheti che hanno segnato con la loro attività la Chiesa italiana del post Concilio.

Segretario del Centro Catechistico

□ Dopo don Bartolino Bartolini e Guerrino Pera, legatissimi a Dossier Catechista e già accolti dall’amore di Dio, nei mesi scorsi ci ha lasciati anche don Pietro Damu, che negli ultimi mesi si era trasferito nella sua Sardegna per curarsi meglio e per essere più vicino ai parenti che gli erano affezionatissimi. Don Pietro è stato a lungo dinamico segretario del Centro Catechistico Salesiano, sempre accompagnato dalla fama di essere un infaticabile e creativo collaboratore nel campo dell’editoria, esperto in catechesi, aperto e sensibilissimo alle istanze pastorali del nostro tempo e alle indicazioni della Chiesa.

Fondatore di Dossier Catechista

□ In stretta collaborazione con don Bartolino Bartolini, trent’anni fa don Damu ha inventato la rivista Dossier Catechista, nata in collegamento con la storica rivista Catechesi, per dare ai catechisti un sussidio pratico e immediatamente utilizzabile. La geniale invenzione gli ha dato ragione, poiché la rivista ha ottenuto sin dall’inizio una straordinaria diffusione.

□ Don Damu è stato costretto dalla malattia a lasciare pezzo dopo pezzo ciò che lui aveva creato con grande passione, ma non l’ho mai visto amareggiato o deluso, sempre ancora disponibile, pur con fatica, a scrivere ciò che gli era possibile per proseguire in qualche misura la sua attività di cui aveva conservato la competenza.

Tutti e tre inventivi e infaticabili

□ Il Paradiso li vede ora riuniti, dopo decenni di attività senza sosta. Un successo straordinario don Bartolini e don Damu lo hanno ottenuto nei decenni del post Concilio con la pubblicazione dei tre volumi di «Progetto uomo», proposti per l’ora di religione in gran parte delle scuole italiane.

□ Don Bartolini è poi subentrato a don Damu nella direzione di Dossier Catechista e l’ha diretta per un decennio, raddoppiando il numero degli abbonamenti.

□ Entrambi si sono serviti a lungo dell’attività pittorica del salesiano Guerrino Pera, sia per la rivista che per un’infinità di sussidi per la catechesi editi dalla Elledici.

Creativi e perfettamente integrati 

□ Era impressionante la dinamicità e l’entusiasmo che questi tre catecheti riuscivano a trasmettere quando organizzavano o intervenivano nei vari convegni che hanno organizzato per i catechisti. Erano competenti, ma sapevano trasmettere le loro idee con vera passione, in perfetta integrazione reciproca, servendosi della parola, ma anche delle immagini che insegnavano a leggere con gusto e profondità.

□ Potremmo dire che don Damu fu l’iniziatore e l’uomo dei progetti, don Bartolini il fantasista creatore, capace di coinvolgere i catechisti nella sua passione per l’attività catechistica, e Guerrino Pera il magnifico collaboratore che ha messo a disposizione la sua arte pittorica per arricchire di immagini i contenuti che insieme intendevano trasmettere.

□ Di loro conserviamo il ricordo più vivo, continuando oggi a impegnarci nelle cose in cui essi hanno creduto e per le quali sono vissuti.

UMBERTO DE VANNA

La nostra Babele

A partire dalla copertina di Dossier Catechista, la catechista Luisa improvvisa un dialogo con i propri ragazzi. Un incontro ben riuscito.

Un’immagine forte

Luisa ha l’occhio clinico. È bastato uno sguardo al gruppo, all’ingresso, per notare Luca e Filippo, amicissimi, distanti e imbronciati. Così, prima di iniziare l’incontro, appoggia sul tavolo l’ultimo numero di Dossier Catechista. Angelica, colpita dai colori accesi della copertina, è curiosa.

«Che cos’è?», chiede indicandola. Luisa alza la rivista affinché tutti possano vederla e rilancia: «Secondo voi?».

«C’è gente che lavora», dice Gianni. «Sì, ma sono tutti arrabbiati», esagera Toni. «Al fondo c’è una grande costruzione», nota Aurora. «Ma se litigano non verrà fuori granché», conclude Erika.

Luisa dà un indizio. «È il disegno di una storia della Bibbia».

«La torre di Babele!», urla Fulvia, come se avesse aperto il pacco vincente ad Affari tuoi.

Senza capirsi più

Non tutti conoscono la vicenda, ma è presto raccontata: gli uomini sfidano Dio nel costruire una torre alta fino al cielo, senza riuscirci. Parlano lingue diverse e non si capiscono più.

«Ma è una delle storie del mio videogioco preferito!». Giorgio si è svegliato.

«Sì, ma è roba vecchia. Oggi si fanno grattacieli altissimi!», minimizza Andrea.

«Eppure, anche quelli non riescono a toccare il cielo», ragiona Federica.

«Già». Luisa prova a spiegare. «All’autore non interessano tanto le costruzioni. Vuol dirci che gli uomini a volte si mettono al posto di Dio, pretendendo di dominare la natura e gli altri».

Al gruppo vengono in mente episodi di terrorismo, guerra, razzismo. L’umanità ha ancora tanta strada da fare!

Un messaggio per noi

«Questo racconto può insegnare qualcosa anche a noi?», stimola Luisa.

«Sì – risponde subito Aurora -. Come quando uno dice delle cose brutte e cattive a un altro».

«Io gli darei un bel pugno», sbotta Andrea.

«Peccato che da un pugno ne nascono altri cento, se tutti risolvono i problemi con le mani», dice Luisa, convincente: «Piuttosto, avete notato che tutti gli insulti sono bugie? Cosa ne sappiamo della vita di un altro, per giudicarlo o definirlo stupido? Anche se parliamo la stessa lingua, difficilmente capiamo i motivi delle sue azioni».

Luca e Filippo finalmente si stanno guardando. Sembrano toccati dal discorso.

Lo Spirito della pace

«E se abbiamo sbagliato, come possiamo rimediare?», insiste Erika.

«Nella Bibbia il peccato di Babele trova la risposta il giorno di Pentecoste: si trova la pace lasciandosi guidare dallo Spirito di Dio. Quando smettiamo di parlarci e di comprenderci, ci perdiamo soltanto noi. Quando sappiamo chiedere scusa, possiamo ricominciare».

Uscendo, Luisa segue Luca e Filippo con lo sguardo. Una stretta di mano scongela il loro sorriso. Sorride anche lei, sperando che anche nel mondo degli adulti si faccia così.

Pierfortunato Raimondo

PER L’APPROFONDIMENTO

□ «Abbiamo imparato a volare come gli uccelli, a nuotare come pesci, ma non abbiamo ancora imparato a vivere come fratelli» (M. Luther King). Perché è così difficile? Quali ostacoli e scuse troviamo?

□ Babele/Babilonia nella Bibbia sono simboli del male, che si manifesta nell’incomunicabilità. Ma quale ne è la causa? L’indifferenza? L’ignoranza? La distanza da Dio? L’egoismo?

□ Quali messaggi del mondo degli adulti distolgono i ragazzi dalla costruzione di rapporti rispettosi e amichevoli? Come possiamo educarci ai valori evangelici?

A proposito di iniziazione cristiana

Le diocesi di Roma e Milano presentano situazioni analoghe, le stesse difficoltà e problematiche nell’accompagnare i ragazzi all’iniziazione cristiana. Come immaginare una adeguata «pastorale catechistica».

Roma: comunità e famiglia per l’iniziazione cristiana

□ Nel mese di giugno la diocesi di Roma ha tenuto un Convegno pastorale sul tema: Un popolo che genera i suoi figli. Comunità e famiglia nelle grandi tappe dell’iniziazione cristiana.

□ Il cardinale vicario Agostino Vallini ha accolto papa Francesco, che ha portato ai partecipanti il suo saluto, e ha ricordato che il Vicariato romano, dopo aver dedicato una prima tappa alla pastorale del Battesimo e al coinvolgimento delle famiglie nei primi anni che seguono, ha portato quest’anno l’attenzione sulla Confermazione e l’Eucaristia.

□ Mons. Andrea Lonardo, direttore dell’Ufficio catechistico, ha manifestato apprezzamento per la positiva riuscita del Convegno, ma ha lasciato nello stesso tempo qualche dato problematico: «Ci sarà tempo per riflettere su quanto è emerso e formulare una proposta diocesana sul rinnovamento dell’iniziazione cristiana», ha detto, concludendo: «Basti pensare, ad esempio, che il 40% dei ragazzi che fanno la prima Comunione non si iscrivono poi al catechismo per la Cresima».

Milano: comunità educanti per incontrare davvero Gesù

□ L’arcivescovo cardinal Scola, intervenendo con una nota pastorale sul tema della «Comunità educante», che ha coinvolto a lungo la diocesi di Milano, ha constatato che le «oggettive difficoltà» che incontra la Chiesa nel suo compito di evangelizzazione dipendono dal «contesto di frammentazione in cui viviamo».

□ Pensando in particolare ai più piccoli, impegnati nel percorso di iniziazione cristiana, l’arcivescovo ha osservato che «i nostri ragazzi passano ogni giorno dalla famiglia alla scuola, allo sport, alla musica, all’oratorio, al catechismo, attraversano comparti stagni senza potersi ancorare a un filo rosso che unifichi la loro giornata».

□ E sugli incontri di catechismo ha aggiunto: «Al di là della dedizione encomiabile di decine di migliaia di educatori, i ragazzi sentono il catechismo come una sorta di doposcuola che li porterà al traguardo della Confermazione, giocoforza inteso dalla maggioranza con il termine di un percorso».

 

□ In queste due esperienze troviamo esposto chiaramente il nuovo contesto in cui siamo chiamati ormai a mandare avanti la nostra missione di catechisti. Ma riteniamo positivo questo guardare con molto realismo alla situazione, per individuare itinerari nuovi e più mirati. Se la catechesi ‒ pur con le difficoltà nuove che incontra ‒ è una delle realtà più positive della Chiesa italiana, ha però sicuramente bisogno di essere inserita meglio nella vita pastorale della comunità parrocchiale.

□ Scrive il catecheta André Fossion che la catechesi ha certamente bisogno di una spiegazione della fede appropriata, giusta e pertinente per la vita, ma che questo non è sufficiente. «Per dare credito e sostanza ai contenuti, sono anche necessarie le esperienze di vita, gli incontri con persone significative… Si parla, giustamente, di pastorale catechistica».

FOTO IN ALTO. Il cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano.

Umberto De Vanna

Dossier Catechista in famiglia

Nel numero di maggio la lettera di una catechista ci suggerisce una proposta che può rivelarsi straordinariamente utile per accompagnare anche i genitori nella nostra catechesi.

Per coinvolgere i genitori

□ Scrive don Giulio dalla Sardegna: «Ho letto la lettera di Silvana di Piacenza (Coinvolgere i genitori, Dossier Catechista maggio 2015) Che bella idea! Ha ragione Silvana, è giusto che i papà e le mamme conoscano ciò che facciamo a catechismo, tanto più che è così difficile incontrarli in parrocchia! Mettere nelle loro mani Dossier Catechista è uno dei modi più semplici per far capire quanta importanza diamo alla catechesi e quali obiettivi ci proponiamo per far crescere i loro figli, obiettivi che anche loro sono chiamati a condividere».

Si mostrano interessati

□ Ringraziamo don Giulio, che ci passa questa buona idea, alla quale non avevamo pensato. Soprattutto perché – come scriveva la catechista Silvana – siamo certi che i genitori spesso appaiono molto interessati nel vedere e conoscere le idee che presentiamo quando facciamo catechesi ai loro figli.

Per riprendere in mano la propria fede

□ Varie volte negli ultimi anni abbiamo affrontato temi dedicati alla famiglia, ma dal mese di settembre di questo nuovo anno catechistico dedichiamo espressamente ai genitori le pagine 40-41 di ogni numero di Dossier Catechista.

□ Ma riteniamo che molto di ciò che viene pubblicato nella rivista può sensibilizzare i genitori a tematiche che li aiutano a vivere o a riscoprire la loro fede e li sollecitano ad accompagnare i loro figli verso un mondo a loro sempre più sconosciuto, quello delle tematiche ecclesiali e bibliche.

La questione pratica

□ Lo sappiamo tutti, viviamo in un periodo di crisi sociale ed economica profonda e forse ci ripugna far spendere del denaro alle famiglie. Ma se ci pensiamo, dal momento che per ogni cinque abbonamenti fatti ne viene aggiunto uno in omaggio, ogni abbonamento – nel caso che gli abbonamenti siano almeno cinque – viene a costare poco più di 10 euro per un anno: una cifra accessibile a tutti, anche alle famiglie, non solo ai catechisti.

Sfogliatene le pagine nei vostri incontri

□ Certo sarebbe bello che il parroco e i catechisti si servissero poi delle pagine di Dossier Catechista nei loro incontri con i genitori. Molti argomenti potranno essere letti e approfonditi insieme, dall’articolo biblico alla formazione della coscienza; dal «tema del mese», che affronta sempre tematiche centrali, al dialogo che l’esperta in catechesi affronta ogni mese con i catechisti.

UMBERTO DE VANNA